Associazione Progetto Accoglienza | Progetto Coltiviamo l’attesa – Un tocco di natura nella mia vita
16033
post-template-default,single,single-post,postid-16033,single-format-standard,tribe-no-js,ajax_fade,page_not_loaded,,qode-theme-ver-10.1.2,wpb-js-composer js-comp-ver-5.1,vc_responsive

Progetto Coltiviamo l’attesa – Un tocco di natura nella mia vita

Progetto Coltiviamo l’attesa – Un tocco di natura nella mia vita

La mia vita è stata un po’ confusa per me, non è un problema così grave, ma a volte mi sono sentito come se non sapessi cosa desiderare e di che cosa avessi bisogno dato che ho attraversato momenti difficili, come qualcuno che ha vissuto un trauma e ha molta paura di quello che potrebbe ancora succedere. So che tutti abbiamo problemi e a volte mi sembra che nulla abbia senso, anche se non è così. Il senso lo scegliamo noi, dobbiamo soltanto organizzare le nostre emozioni e la nostra mente. Certamente ho avuto un problema e non volevo accettarlo, ma in questo modo non riuscivo ad andare avanti nella mia vita, non avevo voglia di niente… All’inizio quando mi hanno detto all’ospedale che c’era un progetto in un orto che poteva servire per la mia riabilitazione ho subito pensato che fosse noioso. Ricordo che quando sono arrivato lì non mi sembrava un granché, però ho visto che i compagni di corso avevano molta energia e forza e quindi mi sono incuriosito. A questo punto si è svegliato in me un interesse e volevo cominciare a fare qualcosa. A poco a poco mi sentivo più a mio agio. Ho trovato l’ambiente piacevole: la natura, le persone e le piante mi rilassavano. Le persone mi hanno trattato bene anche se parlavo poco all’inizio, ma piano piano ho cominciato ad aprirmi un po’ e ne sono molto grato. Non credo sia stato un grande cambiamento, ma quel seme piantato in me ha cambiato in qualche modo la mia percezione, facendo in modo che smettessi di sentirmi triste e deluso.

Ho cominciato ad avere affetto verso le piante che germogliavano, come se ci fosse una connessione tra me e loro e una parte di me fosse lì dentro. Il fluire della natura che prima non riuscivo a sentire ora è sempre con me quando ne ho bisogno. Quella parte che abbiamo tutti e che non si arrende mai, quella che ci riempie di forza e speranza. Un altro aspetto che mi ha ispirato molto è stato quello di aver potuto parlare con gli anziani che possedevano gli orti; li mantenevano sempre puliti. Questo mi ha motivato a tenere sempre pulito l’orto. Mi faceva felice vedere come crescevano le piante e imparare come coltivarle. È stata un’esperienza molto piacevole che mi ha fatto sentire più tranquillo. In quel momento m’interessava solo il presente e non importava quante volte mi fossi sentito male, c’è sempre un tempo per rifiorire, come le piante che possono vivere e fiorire in stagioni diverse. Un momento molto significativo per me è stato quello in cui sono venuti gli studenti del liceo e hanno lavorato insieme a me e ai ragazzi africani. Vedere tutti insieme impegnati a costruire con il legno e piantare l’aiola delle erbe aromatiche e delle fragole è stato un momento magico, pieno di armonia di speranza, e di tanto altro…

Un altro momento molto bello è stato quando ognuno doveva portare cibo tipico del proprio paese e il ho cucinato il chimole con gli ortaggi e i peperoncini dell’orto con le tortillas. E’ piaciuto moltissimo a tutti.

Conoscere nuova gente è stato molto importante per me perché mi ha ispirato a coltivare le mie proprie piante, in questo modo ho imparato a prendermi cura di loro e di me stesso.

Credo che tutti possiamo cambiare e migliorare, infatti sono felice che esistano questi progetti volti a sostenere le persone. Ciò mi ha motivato ad aiutare gli altri e coltivare la parte migliore di me per farlo.

Ringrazio molto di aver potuto far parte di questo progetto, ma soprattutto ringrazio le persone che mi hanno incoraggiato e dato dei buoni consigli. Loro sono state molto comprensive e accoglienti. Auguro loro il meglio.

Grazie per aver letto.

M.R.

 

 

Coltiviamo l’attesa è un progetto sostenuto con i fondi 8X1000 della Chiesa Valdese.

Nessun commento

Commenta