25 Mag La Costituzione basta a proteggerci?
Incontro realizzato nell’ambito del progetto Mio, tuo, nostro. Percorso interculturale verso un’idea condivisa di bene comune.
Finanziato grazie al bando Giovani e Beni Comuni del Cesvot.
Sabato 25 maggio la classe 4E dell’I.I.S. “Giotto Ulivi” ha ospitato per due ore B., un giovane rifugiato della Guinea Conakry, che ha dialogato con gli studenti e col sottoscritto insegnante di filosofia, Alfredo Panerai.
Al di là del tema specifico oggetto dell’incontro, che si inserisce nell’ambito del progetto sui Beni Comuni, è stata un’opportunità davvero interessante (e di fatto molto apprezzata) per i ragazzi conoscere di persona un giovane migrante al di là della presentazione stereotipata dei migranti proposta dai media e le chiacchiere tra le persone. Quasi nulla gli studenti conoscevano delle condizioni che possono spingere un giovane a fuggire dall’Africa, nulla assolutamente sapevano della situazione della Guinea; interessante è stato per loro anche capire quale immagine possa avere un ragazzo africano dell’Europa e prendere consapevolezza di quanto opaca sia l’immagine che dell’Africa ha un europeo. Scappato dal suo Paese e affrontato il deserto e la detenzione in Libia, B. dopo quasi tre anni di attesa in Italia, ha avuto finalmente la possibilità di incontrare la commissione territoriale per discutere la sua richiesta di asilo ed è riuscito ad ottenere il riconoscimento dello status di rifugiato. Ascoltare la sua storia ha permesso a me e ai miei allievi di comprendere meglio cosa ciò possa significare.
Rispetto al tema del bene comune, il dialogo si è sviluppato intorno a un tema che in quel periodo stavamo trattando nelle lezioni di filosofia: come nasce la società? Qual è il ruolo dello Stato? le leggi servono per garantire il godimento a tutti di diritti e beni comuni o limitano le libertà individuali?
L’opinione di B. riguardo ha permesso di approfondire proficuamente il dibattito: le leggi di per sé non bastano, la Costituzione Repubblicana della Guinea è un’ottima Carta, scritta ispirandosi alla costituzione francese, che tutelerebbe i più deboli, impedendo a ricchi e potenti di operare soprusi (come già aveva visto qualche filosofo da noi studiato), tuttavia essa è impotente se la cultura del popolo non cambia: se le persone -ignoranti o manipolate- rimangono preda dei pregiudizi verso i membri delle diverse etnie, la Costituzione rimane inapplicata, e nel Paese discriminazioni, ingiustizie e soprusi rimangono all’ordine del giorno, come la storia di Barry ci ha confermato. Ad esempio “l’accesso all’istruzione in tanti paesi dell’Africa è un diritto consentito a pochi. B. in Africa avrebbe voluto studiare, ma la scuola pubblica non era aperta ai bambini di tutte le etnie, solo ad alcune. La scuola aperta a quelli come lui distava 20km da casa e mezzi pubblici per raggiungerla non c’erano. L’unica possibilità era andare a piedi.
Se in Africa tutte le persone avessero possibilità di accedere ad un’istruzione pubblica, e ispirata ai principi della Costituzione, sarebbe più difficile per i presidenti/ dittatori manipolare le masse.”
Credo che il confronto avuto abbia spinto alcuni studenti a riconsiderare il loro modo di vedere l’immigrazione e le difficoltà legate ai progetti di integrazione, comprendendo come quest’ultima dovrebbe in realtà consistere in un processo reciproco di apertura e cambiamento tra comunità accogliente e persona migrante. Incontri di questo tipo non possono che favorire questo processo, prova ne è il fatto che i miei studenti mi hanno chiesto a gran voce di ripetere esperienze come questa.
Alfredo Panerai



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